
Secondo me, l’idea che lavare i piatti sia sgradevole può venire in mente solo quando non li stiamo lavando. Una volta davanti al lavandino, con le maniche rimboccate e le mani nell’acqua calda, non è affatto sgradevole. Mi piace dedicarmi con calma a ogni piatto, pienamente consapevole del piatto, dell’acqua e di ogni movimento delle mani. So che se mi sbrigo per finire prima, l’esperienza di lavare i piatti sarà sgradevole e indegna di essere vissuta. E sarebbe un peccato, perché ogni minuto, ogni secondo di vita è un miracolo. Anche i piatti e il fatto di essere qui a lavarli sono un miracolo!
Se non so lavare i piatti con gioia, se cerco di finire il prima possibile per andare a mangiare il dolce, sarò altrettanto incapace di gustarlo. Con la forchetta in mano, penserò a cosa fare dopo, e la sua consistenza e il suo sapore, nonché il piacere di mangiarlo, andranno perduti. Sarò sempre risucchiato dal futuro, e il presente continuerà a sfuggirmi.
Sotto il sole della consapevolezza, ogni pensiero, ogni gesto, diventano sacri. La sua luce annulla i confini fra sacro e profano. Ammetto che mi ci vuole un po’ più di tempo per rigovernare, ma vivo ogni istante fino in fondo e sono felice. Lavare i piatti è al tempo stesso un mezzo e un fine, ossia, non li laviamo solo per avere piatti puliti, ma laviamo i piatti anche semplicemente per lavare í piatti, per vivere fino in fondo ogni istante.
Da: Thich Nhat Hanh, “La pace è ogni passo. La via della presenza mentale nella vita quotidiana“, Astrolabio Ubaldini, 1993.
Per approfondire:
Thich Nhat Hanh – Biografia, libri e testi selezionati
La pace è ogni passo. La via della presenza mentale nella vita quotidiana

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