Gatha: come e perché meditare con le frasi guida

gatha

Cosa sono le gatha

Le gatha sono frasi guida di supporto alla meditazione o alla pratica di consapevolezza nella vita quotidiana. La recitazione di gatha è solitamente effettuata solo a livello mentale, cioè rimanendo in silenzio. Utilizzate spesso per guidare i principianti nella pratica di consapevolezza, esse possono in realtà avere un grande valore. Determinate gatha consentono infatti di sviluppare la visione profonda, per imparare a guardare i fenomeni dal punto di vista della loro vera natura. In questo articolo vedremo perché.

L’uso delle gatha in meditazione

L’uso delle gatha in meditazione è molto semplice. Se si pratica in gruppo, chi facilita recita le gatha e gli altri praticanti le ripetono mentalmente fino alla gatha successiva. Se si pratica da soli, è necessario impararle a memoria.

Vediamo un esempio pratico:

Inspirando, so che sto inspirando, espirando, so che sto espirando

Inspirando il mio respiro si fa profondo, espirando il mio respiro si fa lento

Inspirando, calmo il mio corpo, espirando metto il corpo a suo agio

Inspirando sorrido, espirando lascio andare tutte le tensioni

Inspirando, dimoro nel momento presente, espirando so che è un momento meraviglioso

Le 5 frasi sopra riportate, opera del maestro zen Thich Nhat Hanh, aiutano a impostare la meditazione con una certa modalità. Essa consiste, in particolare, nell’utilizzare il respiro per connettersi col corpo. Poi di stare con quello che c’è senza giudicarlo. Poi ancora di trovare la pace nel rilassamento del corpo e della mente. Infine di godere di tale pace perché ci libera dall’ansia del futuro e dai traumi del passato.

Con quelle 5 frasi, in sostanza, l’insegnante trasferisce all’allievo tale visione. Ma non lo fa come se si trattasse di una lezione da ripetere o da mettere in pratica. Piuttosto guida l’allievo affinché possa guardare con i propri occhi e verificare di persona, alla luce di un insegnamento consolidato e sperimentato.

Questo approccio è tipico del buddhismo, una corrente spirituale nella quale la salvezza non viene impartita da una divinità o altro soggetto esterno, ma è qualcosa che va cercato per proprio conto.

Le gatha e la visione profonda

Nell’esempio che ho citato, l’insegnante guida il meditante per mezzo delle gatha, invitandolo ad osservare certi fenomeni in particolare. Si tratta di aspetti – come il respiro e le sue caratteristiche – che normalmente non notiamo. L’insegnamento punta a farci vedere ciò che sta sempre di fronte ai nostri occhi, è importante, ma non lo notiamo. Questo già è molto utile, e per certi aspetti sarebbe pure sufficiente. Nella nostra vita dominata dalla distrazione e dai comportamenti automatici, essere ricondotti alla realtà del nostro corpo nel momento presente è prezioso e potenzialmente in grado di migliorare la qualità della nostra vita.

Ma con la meditazione si può andare molto oltre, per arrivare a vedere più in profondità, a un livello di comprensione della realtà altrimenti difficile da raggiungere. Vediamolo in quest’altro esempio:

Inspirando, vedo mio padre in ogni cellula del mio corpo
Espirando, sorrido a mio padre in ogni cellula del mio corpo

Inspirando, invito mio padre a gioire con me del respiro che entra
Espirando, invito mio padre a gioire con me del respiro che esce

Inspirando, mi sento così leggero
Senti la stessa cosa, papà?

Espirando, mi sento così libero Papà,
ti senti libero come me?

In questi versi, proposti sempre da Thich Nhat Hanh, c’è un salto di livello. Siamo invitati a vedere qualcosa che c’è, ma non è per niente scontato. Quando dico “vedo mio padre in ogni cellula del mio corpo”, sto affermando qualcosa di molto reale, ma impercettibile. Grazie alle attuali conoscenze scientifiche, sappiamo che in ogni nostra cellula è presente il DNA e che esso deriva dalla fusione dei DNA dei nostri genitori. È una “verità” scientifica difficile da negare, che possiamo al massimo intuire per nostro conto. Con la gatha siamo invitati a prendere consapevolezza di questa verità. Che ci piaccia o no, sia che amiamo, sia che odiamo nostro padre, egli è intimamente presente in noi, in ciascuna delle miliardi di cellule che compongono l nostro corpo rinnovandosi di continuo. La stessa cosa vale naturalmente per nostra madre. Nella meditazione guidata che Thich Nhat Hanh propose a Roma nel 2010, dalla quale ho tratto i versi citati, si prosegue anche con la mamma.

La seconda coppia di versi ci invita a compiere un salto ulteriore. Se io “invito mio padre a gioire con me del respiro”, sto facendo qualcosa di reale o immaginario? Visto che presumibilmente non è qui accanto a me ad ascoltare, a chi mi sto rivolgendo? Recitando questi versi, con la lucidità mentale che lo stato meditativo facilita, posso in effetti constatare come posso rivolgermi a mio padre, persino se non esiste più, senza ritenermi un folle. Essendo io erede a tutti gli effetti di mio padre – dal punto di vista fisico, caratteriale, cc. – posso rivolgermi a quella parte di mio padre che è in me. Ecco coma la gatha ci aiuta a sviluppare la visione profonda e ad avere degli insight sulla realtà per nostro conto.

Verità relativa e verità assoluta

L’uso delle gatha così come lo abbiamo descritto ci porta dritto verso la dimensione duplice della verità relativa (o convenzionale) e della verità assoluta. Tale distinzione costituisce una sorta di dottrina presente nelle diverse scuole buddhiste. Da un lato, c’è la verità assoluta, ovvero le cose come sono veramente: impermanenti e tutte prive di un sé separato, in quanto completamente interdipendenti tra loro. Dall’altro c’è la verità relativa, o convenzionale, cioè il modo in cui noi percepiamo le cose: separate tra loro e ciascuna con una propria identità. La verità relativa è molto comoda per organizzare la vita pratica, ma se ci crediamo troppo, non possiamo sradicare le vere radici della nostra sofferenza. È necessario entrare in contatto periodicamente, e il più spesso possibile con la verità assoluta.

Un esempio che trovo molto bello di visione della verità assoluta è quello contenuto in questo episodio raccontato da Thich Nhat Hanh:

Un giorno in Canada, stavo pranzando con il Sangha e un allievo mi guardò e disse: «Io ti sto nutrendo». Praticava la concentrazione sulla vacuità. Ogni volta che posiamo lo sguardo sul piatto pieno di cibo possiamo contemplare la natura impermanente e priva di un sé del cibo stesso.

Le gatha, se elaborate da un valido autore, ci aiutano a servirci della verità relativa per entrare in contatto con la realtà assoluta. Nell’esempio riportato, la verità relativa è quella di me come un qualcosa di separato da mio padre. Nella verità assoluta io e mio padre siamo inseparabili. Su questo tema, consiglio di leggere questo brano di Thich Nhat Hanh.

Come praticare con le gatha

Ci sono molti modi diversi di praticare con le gatha. Ne illustrerò tre.

1) Il tipico uso delle gatha è nell’ambito di una meditazione guidata. Ce ne sono diversi esempi nella raccolta di Esercizi di meditazione di Zen in the City, ma anche nei molti articoli pubblicati nel blog. Tipicamente ci sono coppie di versi da associare all’inspirazione e all’espirazione, sia in forma estesa che abbreviata. La prima volta si usa la forma estesa, poi la si richiama tramite la forma abbreviata.

Ad esempio, “inspirando, so che sto inspirando, espirando, so che sto espirando”, viene abbreviata con “inspiro, espiro”. Un esempio tipico è illustrato in questo articolo.

La coppia di versi, o distico, è molto usata in Oriente. L’uso che ne fa Thich Nhat Hanh deriva da una forma diffusa in Cina, il “distico antitetico”, che consiste in una coppia di versi che formano tra di loro una sorta di contrappunto. I due versi venivano posti sui due stipiti di una porta o riportati su coppie di rotoli appesi. Uno dei più celebri distici di Thich Nhat Hanh è “No mud no lotus”, nessun fango nessun loto, il quale ci apre le porte ad un modo di approcciarci alla realtà per noi inconsueto e ricco di possibilità.

no mud no lotus2) Un altro uso è quello di applicare le gatha alle diverse situazioni della vita quotidiana. Ecco di seguito un esempio, sempre scritto da Thich Nhat Hanh, tratto dal nostro Percorso di meditazione di 12 settimane:

Aprendo il rubinetto
L’acqua scorre da cime innevate.
L’acqua scorre nel ventre del pianeta
come per miracolo l’acqua giunge a noi
e nutre ogni forma di vita.

Una raccolta di gatha per diverse situazioni è disponibile alla fine dell’articolo, sotto forma di file PDF da scaricare.

3) Un’ulteriore possibilità è quella di adottare le gatha come promemoria, per ricordarci qualche aspetto della realtà nel quale è bene guardare “oltre”. Un esempio è “Respira, sei online“, da usare come sfondo del desktop del computer o vicino alla nostra postazione di lavoro, per ricordarci che siamo in rete, con tutte le conseguenze del caso. Oppure “Sii bella, sii te stessa“, per ricordarci delle nostre qualità. Visto che siamo nei primi giorni dell’anno, potremmo attaccarci sul frigo quest’altra gatha, “Nuovo anno, nuovo me”, anch’essa sotto forma di calligrafia di Thich Nhat Hanh:

New year new me

Gatha per la vita quotidiana

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[La foto sulla gatha è di cottonbro, Russia]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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Una risposta

  1. sandra caproni ha detto:

    sempre piaCEVOLE LEGGERVI. grazie

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