Categoria: Insegnamenti buddhisti
Il Buddha ha detto che esistono solo 6 cose al mondo e capire e soprattutto mettere in pratica il senso di quel discorso mi ha radicalmente cambiato la vita in meglio, per diversi motivi.
Meditare sul ‘non sé’ può sembrare una bizzarria, ma è un grande strumento di liberazione. Ecco un metodo facile per sperimentare direttamente il ‘non sé’: imparare a osservare tutti i fenomeni riconoscendo che non ci riguardano personalmente.
Il desiderio è osannato dalla nostra società basata sul consumo senza fine e condannato dalle religioni. A chi dobbiamo dare retta? Alla nostra capacità di imparare dall’esperienza diretta, grazie alla pratica di consapevolezza.
Le quattro nobili verità divulgate dal Buddhismo sono un utile strumenti di interpretazione per capire i cambiamenti climatici, le loro cause e le possibili vie d’uscita, sia a livello individuale che collettivo.
Osservare l’io e lasciarlo andare, nella pratica di meditazione, è un modo per sperimentare in prima persona e concretamente le quattro nobili verità insegnate dal Buddha. Ecco come fare.
Il libro ‘Fai la cosa giusta’ di Stefano Bettera offre una rilettura delle 6 ‘paramita’ del Buddha in una chiave secolare, dalla quale può scaturire il fondamento di un’etica adeguata ai tempi moderni.
Le 4 nobili verità, uno dei pilastri degli insegnamenti del Buddha, possono essere utili per capire le criticità legate alla trasformazione digitale. La Digital Mindfulness è il percorso che può aiutarci ad affrontare tali criticità.
Ecco una nuova variante della meditazione al semaforo. Stavolta vediamo com’è possibile sviluppare la capacità di provare gioia per la gioia degli altri, cioè andare nella direzione contraria dell’invidia.
Imparare a contemplare il mare, nel senso più profondo del termine, può essere la base giusta per intraprendere un cammino di liberazione dalla sofferenza e raggiungere il nirvana. Possiamo provarci già quest’estate.
I preziosi insegnamenti di un maestro come Ajahn Amaro ci consentono di capire come evitare la sofferenza inutile, rivolgendo la gentilezza amorevole prima di tutto verso noi stessi