
L’aspetto più singolare, che emerge dalle rivelazioni del Buddha sulla struttura dell’essere umano, è che non esiste alcun io. Che sia occidentale, orientale, cristiano, ebreo, musulmano, indù, buddista, ateo o altro ancora, l’uomo ha la certezza congenita che, da qualche parte dentro di sé, esista un io, un’identità permanente. Noi agiamo presupponendo che la persona di dieci anni fa, sia la stessa persona che esiste ora, la stessa che esisterà fra dieci anni e, forse, anche la stessa che esisterà in una vita futura dopo la morte. Quale che sia la filosofia, la teoria o il credo che consideriamo vero, viviamo con la convinzione radicata: “Io ero, io sono, io sarò”. Per sfatare questa istintiva convinzione di possedere un’identità, il Buddha non si rifece ad ipotesi o a teorie, ma espose una verità che aveva sperimentato, e che è sperimentabile da tutti.
Egli scoprì che ogni essere umano, al di là delle apparenze, è un aggregato di processi correlati tra loro e in continua trasformazione. Ogni processo è il risultato del precedente, in una sequenza continua che si ripete per tutta la vita. La progressione ininterrotta di eventi, intimamente connessi, dà l’apparenza della continuità, dell’identità, ma si tratta di una realtà apparente e non della verità ultima.
Possiamo dare un nome a un fiume, ma in realtà esso resta un flusso d’acqua che continuamente scorre. Possiamo pensare alla luce di una candela come a un qualcosa di costante, ma, se la osserviamo da vicino, vediamo che in realtà la fiamma nasce da uno stoppino che brucia per un istante, ed è subito sostituita da una nuova fiamma, istante dopo istante. Anche la luce di una lampadina elettrica consiste in un flusso costante, paragonabile a quello di un fiume: in questo caso si tratta di un flusso di energia, prodotta dalle oscillazioni ad altissima frequenza, che si susseguono nel filamento. Ad ogni attimo qualcosa di nuovo nasce, come prodotto del passato, e nell’attimo successivo, qualcos’altro sorge per prendere il suo posto. La successione degli eventi è così rapida e incessante che è difficile da discernere. Eppure il processo avviene.
Il Buddha comprese che anche l’individuo non è un’entità finita e immutabile: c’è solo un processo che fluisce, momento dopo momento; non esiste un “essere” reale, ma un flusso che continuamente si trasforma e si rinnova, in un processo continuo di divenire. Naturalmente, per poter interagire nella vita quotidiana, dobbiamo accettare le apparenze esterne, e considerare gli altri come individualità ben definite e non mutevoli. Ma la realtà esteriore esiste solo in superficie. A livello profondo, la verità è che l’intero universo, animato e inanimato, è in costante stato di divenire, di nascere e svanire.
Il corpo fisico non è altro che un flusso di particelle subatomiche in costante mutamento, e i processi di coscienza, di percezione, di sensazione e di reazione mutano ancor più rapidamente di quelli fisici. Questa è la realtà ultima di noi stessi. È questo il corso degli eventi in cui siamo implicati.
Se lo comprenderemo a fondo, attraverso l’esperienza diretta, troveremo la strada che ci condurrà fuori dalla sofferenza.
Da: “Un’arte di vivere: La meditazione Vipassana come insegnata da S.N. Goenka“, Pariyatti, 2015.
Per approfondire:
Charlotte Joko Beck – Citazioni e aforismi, biografia, testi e libri
[La citazione del Buddha è tratta dal Aggi-Vacchagotta Sutta]La meditazione Vipassana come insegnata da S. N. Goenka. Un’arte di vivere

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