Meditazione d’amore (mettā)

Quella di mettā (o gentilezza amorevole) è una delle più importanti forme di meditazione di origine buddhista. È un modo di intendere l’amore universale ed equanime, che si realizza a partire da se stessi. Sull’amore è stato detto e scritto di tutto, da che la memoria umana lo ricordi. Dal Cantico dei Cantici al Kāma Sūtra, da Shakespeare a Goethe, fino ad Eric Fromm, il tema dell’amore è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti, e ciascuno di noi è pieno di idee, convinzioni ed esperienze su questo tema. Ma nessuno ne parla, che io sappia, nei termini in cui lo fa Thich Nhat Hanh.
E non mi riferisco tanto ad una teoria, quando al suo insegnamento concreto, che questa meditazione sull’amore, che vi propongo in versione audio-guidata, esprime in modo esemplare e, secondo me, meraviglioso.
(In fondo alla pagina ci sono i files da scaricare)
La meditazione d’amore si articola in tre parti, ciascuna delle quali esprime una sorta di intenzione benevola, indirizzandola prima di tutto a se stessi, poi ad un’altra persona, poi ad un gruppo più ampio, lasciando libero/a chi la pratica di applicarla alle persone che, di volta in volta, preferisce o ritiene più opportuno.
Il fatto di iniziare da noi stessi costituisce un elemento essenziale di questa pratica. “Finché noi siamo in grado di amare noi stessi e di prendercene cura, non possiamo essere di grande aiuto agli altri”, ci dice il maestro zen. Assumendo una posizione seduta, in piena pace e tranquillità, abbiamo la possibilità di guardare in profondità cosa avviene veramente in noi: nel nostro corpo, innanzi tutto, poi nelle nostre sensazioni, nelle percezioni (che ci danno una certa visione della realtà) e nella nostra mente. È il presupposto per imparare a guardare noi stessi con gli occhi della comprensione e dell’amore.
Se saremo in grado di farlo, allora sarà possibile guardare con la stessa comprensione in direzione di chi ci sta più vicino e poi allargare sempre di più il nostro sguardo d’amore a tutti gli altri, fino a comprendere persino quelli che potremmo ritenere quali nostri “nemici”.
Bisogna solo sperimentarlo direttamente.
Nota tecnica: l’autore ha rielaborato il testo della meditazione dal Visuddhimagga, uno dei più importanti testi buddhisti della scuola Theravāda, scritto nel 430 d. C. circa. Possiamo definire questa meditazione una forma di mettā, termine in lingua Pali che significa amore-gentilezza non condizionate, ed esprime una pratica che si propone di sviluppare benevolenza e compassione verso tutti gli esseri senzienti, partendo da se stessi, fino ad arrivare ai nemici.
Per adottare questo genere di meditazione, non occorre ritenersi buddhisti, perché il buddhismo è solo un insieme di pratiche, che non richiede alcuna credenza particolare.
Per approfondire:
Lettura consigliata: Thich Nhat Hanh, Insegnamenti sull’amore, Neri Pozza, 1999.
[Ringraziamenti: per il testo della meditazione, al sito Zen Qui e Ora; per il testo della meditazione, al Centro Co.R.Em dell’Università di Siena e a Simona Branchi.]
Audio e testo della meditazione guidata:
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