
Il concetto di sé viene analizzato da Jack Kornfield, nella psicologia occidentale e in quella buddhista. Quest’ultima riconosce che il processo ordinario di sviluppo non finisce con l’acquisizione di un sé funzionale.
Sia la psicologia occidentale che quella buddhista riconoscono il bisogno di un sano sviluppo dell’« io ». In effetti, da un punto di vista clinico occidentale, non trovare una propria identità è considerato un problema. Di solito lo sviluppo di un sano senso di sé è un processo naturale. Nella psicologia occidentale, Freud e i suoi seguaci descrivono gli stadi dello sviluppo dell’« io », il modo in cui un bambino separa gradualmente la propria identità da quella della madre percependo quest’ultima come un essere altro da sé. Quando un bambino scopre che non sempre i suoi bisogni e desideri più profondi vengono soddisfatti dalla madre, in lui nasce un potente bisogno di gestire e controllare quel mondo imprevedibile e il suo senso di sé si rafforza. La sua mente impara a percepirsi come un essere separato e a far fronte alle paure e alle frustrazioni della vita sviluppando ricordi consolatori, capacità di linguaggio, strategie per risolvere i problemi. Un senso di sé ben riuscito è identificato da capacità fisiche e sociali sempre più mature; nella psicologia occidentale il buon funzionamento di quella capacità centrale che Freud chiama « ego » è una delle definizioni più importanti di salute mentale.
I testi di psicologia buddhista, per esempio il Visuddhimagga, descrivono un analogo sviluppo dell’« io ». Ci raccontano come la radiosità originaria della nascita sulla Terra si modifichi quando si passa dall’ambrosia del latte materno al cibo solido: crescono preferenze e avversioni, si generano frustrazioni. Il mondo nel quale all’inizio l’unico alimento sapeva sempre di fiori di gelsomino si fa più duro: i nuovi esseri prendono consapevolezza della loro necessità di urinare e defecare; prendono coscienza del maschile e del femminile e si marcano stretti a vicenda; pongono confini di « io » e « mio » e si scontrano fra loro, generando la necessità di autoproteggersi. Poi imparano a limitare i propri impulsi e aumenta la padronanza di sé. In questi vari stadi il senso di sé, dapprima esitante, si rafforza per aiutare la persona a navigare nel mondo.
Dal più minuscolo degli organismi a forme di vita più complesse su su fino agli esseri umani, porre confini e percepire la separatezza sono esperienze universali. Il dono che ci fa la psicologia buddhista è portarci al passo successivo, ossia alla capacità evolutiva di vedere al di là di quell’« io » separato. L’« io » funzionale, perfino nel suo aspetto più sano, non è la nostra essenza. La sofferenza si perpetua in noi esattamente nella misura in cui noi adulti restiamo intrappolati e identificati in uno qualunque dei nostri precedenti stadi di sviluppo. La psicologia buddhista, diversamente dalla sua controparte occidentale, riconosce che il processo ordinario di sviluppo non finisce con l’acquisizione di un sé funzionale, ma a partire da esso offre una via verso la scoperta dell’assenza di sé. Ci mostra che il senso del sé si crea attimo per attimo, poi dissolve l’identificazione e mostra quell’apertura gioiosa che si trova al di là del sé.
Quando paragoniamo le due visioni del « sé », quella della psicologia buddhista e quella della psicologia occidentale, il linguaggio può indurci in confusione. Per esempio, c’è un impiego dualistico del concetto psicologico di « ego ». Tecnicamente, nella psicologia occidentale, il termine « ego » descrive un sano aspetto di capacità organizzativa della mente, mentre comunemente, nel linguaggio spirituale, il termine « ego » ha una connotazione più negativa, come nei composti « egoista » e « egocentrico ». Analogamente, descrivendo l’« io » o « sé » troviamo una molteplicità di termini a volte spiazzante, che spazia da una sana percezione di sé fino alla descrizione buddhista dell’assenza di un « sé ». Il diagramma che segue offre alcuni chiarimenti.
Il concetto di sé: psicologia occidentale e psicologia buddhista a confronto

Da Jack Kornfield, il Cuore Saggio, Corbaccio, 2014.
Il cuore saggio. Una guida agli insegnamenti universali della psicologia buddhista

Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?
You need to login or register to bookmark/favorite this content.