
Addestrandoci nella presenza mentale impariamo a essere consapevoli dei nostri stati mentali senza lasciarcene intrappolare. Questa capacità di riflessione su se stessi è la chiave della psicologia buddhista. Il Buddha chiede: « In che modo un praticante dimora nell’osservazione degli stati mentali negli stati mentali? » e insegna: « Il praticante prende consapevolezza di quando la mente è tesa e quando la mente è rilassata; (…) il praticante prende consapevolezza di quando la mente contiene odio e di quando la mente contiene amore; (…) il praticante prende consapevolezza di quando la mente contiene preoccupazione e di quando la mente è tranquilla ».
Osservando la nostra stessa mente possiamo notare gli stati mentali che vi predominano, come se notassimo il tempo che fa. Una tempesta può portare pioggia, vento e freddo; analogamente possiamo osservare i grappoli di stati mentali non salutari che ci si presentano nelle giornate difficili: potremo trovare risentimento, paura, rabbia, preoccupazione, dubbio, invidia, agitazione.
Possiamo anche notare gli stati salutari nei periodi in cui ci sentiamo più liberi e aperti: possiamo notare come siano spontanei in noi l’amore, la generosità, la flessibilità, l’agio e la semplicità. Sono stati importanti da notare, perché ci danno fiducia nella nostra bontà originaria, nella nostra « buddhità » innata.
Da Jack Kornfield, il Cuore Saggio, Corbaccio, 2014.
Per approfondire:
Jack Kornfield – Frasi, libri, biografia e testi in italiano
Il cuore saggio. Una guida agli insegnamenti universali della psicologia buddhista

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[La foto è di Léa Chvrl]
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